| Cosa avvenne nei
sei anni che separarono Crazy Rhythms da The Good Earth? BS: C'erano altri progetti che impegnarono i membri
della band - prima che io e Stan entrassimo a far parte stabilmente del gruppo - cosicché
per un certo periodo i Feelies vennero messi nel dimenticatoio. Bill e Glenn lavorarono
alla colonna sonora di Smithereens (un film di Susan Seidelman - N.d.R.). Io a
Dave avevamo dato vita ai Trypes e poi c'erano gli Yung Wu ed i Willies che divennero il
punto focale.
Inoltre Bill e Glenn avevano problemi con la formazione: così quando questi furono
risolti si decise che era il momento per ricominciare con i Feelies.
In questi sei anni siete passati da un suono urbano e nevrotico a quello più
rurale e meno energico di The Good Earth. Come è avvenuto questo cambiamento?
Dave Weckerman: Il primo disco risulta
più nevrotico per il fatto che nei primi anni era N.Y. il centro delle nostre attività.
BS: Ma se gli ho appena detto che non
avevamo niente a che fare con N.Y. (ride).
Stan Demeski: Benissimo, amo le interviste
piene di contraddizioni.
DW: Volevo dire che verso la fine degli anni settanta non
c'erano posti dove suonare nel New Jersey, così la band suonava in posti come il CBGB's,
il Max's Kansas City e quindi pur non vivendo a N.Y. penso che l'atmosfera elettrizzante
di quel periodo influenzò anche i Feelies.
BS: In ogni modo non ha senso tirare fuori
un disco che è la copia dell'altro.
SD: Quando uscì The Good Earth
la gente disse che non era buono come Crazy Rhythms e quando facemmo Only
Life dissero che non era ai livelli di The Good Earth. Così so già che
diranno del nostro prossimo disco. Non possiamo soddisfare tutti (ride).
BS: Crazy Rhythms ha anche un
suono più spezzettato, dovuto al fatto che la band registrò le parti separatamente, che
a mio parere ha avuto importanza per quel sound nervoso di cui parlavi prima; gli album
seguenti sono stati registrati quasi dal vivo e risultano più omogenei da questo punto di
vista.
DW: Anche le influenze erano diverse. Ai
tempi del primo disco Bill e Glenn ascoltavano cose come i Television e Brian Eno, mentre
ai tempi di The Good Earth ascoltavano molto Neil Young ed i R.E.M.
SD: Non sono mai stato influenzato dai
R.E.M., almeno su disco, anche se ci piacciono molto. Al contrario penso che siano stati
loro ad essere influenzati dai Feelies, prima che io e Brenda entrassimo a far parte della
band. Peter Buck ci raccontò che quando lavorava per un distributore di dischi gli
capitò sotto mano una copia di Crazy Rhythms e che quel disco fu uno dei motivi
per cui decise di voler entrare in una band.
Mi è sembrato buffo che quando Peter ha prodotto The
Good Earth. L'allievo che influenza il maestro.
SD: Peter ha coprodotto l'album e non ha poi fatto troppo.
Spesso si è limitato a dire: "Ok, questa take è buona". Sai spesso è
difficile per Bill e Glenn giudicare ed essere oggettivi soprattutto quando suoni e
produci allo stesso tempo. Comunque Peter ci è stato di grande aiuto ed è un buon amico.
Only Life invece mi sembra una sintesi tra le sonorità
più nervose di Crazy Rhythms e quelle più pacate di The Good Earth.
Avete trovato un equilibrio compositivo per questo disco?
BS: Non pensiamo troppo alla struttura di
una canzone; è tutto molto naturale. Alcune canzoni di The Good Earth risalgono
ancora agli inizi e forse hanno risentito dell'attitudine di quel periodo. Spesso suoniamo
le canzoni per molto tempo prima di inciderle. Diventa allora così difficile parlare di
equilibrio compositivo, anche se penso che il songwriting di Bill e Glenn è migliorato su
Only Life.
Avete suonato con il nome di Willies nel film Something
Wild di Jonathan Demme. Come lo avete conosciuto?
BS: Jonathan aveva visto i Feelies dal
vivo al Wiskey au go-go di Los Angeles ai tempi di Crazy Rhythms. Il concerto gli
piacque talmente che cominciò a scriverci. Bill e Glenn non sapevano che si trattasse di
un regista, finché non lo lessero da qualche parte. Si instaurò un rapporto di reciproca
amicizia e quando si presentò la parte per una band in Something Wild ci
contattò. Jonathan parla spesso di fare un film, come Stop making sense, sui
Feelies. Avrà il titolo Night of the living Feelies, ma finora non se ne è fatto niente.
In una recensione di Only Life, un giornalista
americano ha scritto una cosa che mi è molto piaciuta: che i testi erano completamente
subordinati al processo compositivo musicale, che le parole perdevano il loro significato
per assurgere ad elemento ritmico. Pensate che i testi abbiano un ruolo secondario nelle
canzoni dei Feelies?
BS: In un certo senso sì. La voce non ha
un ruolo dominante nella nostra musica ma diventa un altro strumento. È un po'
l'approccio musicale che avevano i R.E.M. nei primi dischi.
Una mia impressione è anche che la voce lavora parallelamente alla
batteria, diventa parte integrante della sezione ritmica.
DW: Esatto. Siamo innanzitutto una rhythm
band. Chitarra ritmica, basso batteria e percussioni; due o tre accordi, non di più. È
la ricerca del ritmo in ogni sua sfaccettatura. Ritmo e semplicità. Anche le canzoni di
Buddy Holly, degli Stones, di Chuck Berry si basavano solo su due o tre accordi.
Continuerete ancora con Yung Wu, Trypes e Willies?
BS: I Trypes non esistono: i componenti
dei Trypes che non facevano parte dei Feelies hanno formato un'altra band di nome Speed
the Plough di cui è da poco uscito un LP per la Coyote Records.
Gli Yung Wu ed i Willies esistono ancora, ma per il momento sono stati messi nel
dimenticatoio. Comunque sono sicura che nel momento in cui i Feelies si prenderanno una
vacanza questi gruppi torneranno sulla scena.
Che differenze trovate ci siano tra Feelies e Yung Wu?
DW: Non penso che gli Yung Wu somiglino
molto ai Feelies tranne che nei pezzi strumentali. Negli Yung Wu siamo Brenda ed io a
scrivere i pezzi, e questo comporta già una notevole differenza.
Che tipo di pubblico avete?
BS: Per la maggior parte studenti
universitari. Ma anche ragazzi più giovani. L'audience dei Feelies si sta molto
allargando proprio per il successo nell'ambito universitario.
DW: Lou Reed è un nostro grande fan.
SD: Lou mi ha detto una volta che gli
ricordiamo la sua musica, solamente suonata cinque volte più veloce. È diventato una
specie di padre putativo per noi.
Il discorso si sposta su altri temi e Dave mi racconta delle sue preferenze
musicali tra le quali il nuovo disco dei Simple Minds e di Lou Reed e di come sia rimasto
impressionato da un concerto dei Pixies. Interviene anche Bill Million
affermando che non gli piace né il nuovo Simple Minds né New York, asserendo
che l'arte non ha bisogno di questi proclami politici, né tantomeno i ragazzi chiusi nel
loro piccolo mondo.
DW: Io penso che quello che fanno i Simple
Minds o Sting per la foresta amazzonica lasci un segno sui ragazzi di oggi.
Bill Million: Cazzate. Se hai 15 o 16 anni
non te ne frega niente di quello che succede nel mondo.
A mio parere questo di lanciare proclami politici ed
ecologici è diventata una moda che l'industria discografica ha scoperto essere un
perfetto veicolo pubblicitario per i suoi prodotti.
DW: Su questo hai ragione ma per quanto
manovrati siano questi messaggi, continuano ad avere effetto sulla coscienza sociale,
molto più dei giornali. Ad esempio Sting che si impegna per la foresta amazzonica ha
molto effetto su di me.
BM: La foresta equatoriale si trova ad un
milione di miglia da casa tua e così il Sud Africa. Una canzone con un messaggio fra le
righe riesce a risvegliare l'interesse politico ed ha molto più effetto di uno statement
urlato a squarciagola. Ne sono un esempio lampante Blowin' in the wind o The
times they are a-changing di Bob Dylan. Tu non potrai mai sentirti realmente vicino
ad uno Sting che pubblica i prossimi cinque album sulla foresta amazzonica perché non sei
un diretto interessato. Alla gente non interessa se non quello che accade davanti alla
porta di casa. Il mondo è piccolo.
Ed è per questo che le canzoni dei R.E.M. o Rock'n'roll di Lou Reed sono molto
più politiche di qualsiasi canzone pubblicata dai Simple Minds e dagli U2. La musica deve
essere aperta a varie interpretazioni ed un chiaro statement politico non lascia spazio ad
alcuna interpretazione. Per questo penso che una canzone non dovrebbe mai essere
apertamente politica.
Ringrazio per la gentile concessione

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